Lezione con i vigilantes nei piani

Lezione con i vigilantes nei piani


Il preside P.: «Facciamo attività pomeridiane per sottrarre i ragazzi alla strada».

GIUGLIANO. Cancellate alte e robuste lungo tutto il perimetro, massicci bodyguard in perfetta divisa all’ingresso e all’interno, al posto dei bidelli che il ministero ha tagliato, uomini della security ad ogni piano. Badge di riconoscimento per tutti, professori e alunni. L’Istituto statale Luigi Galvani, alle porte di Giugliano, è poco meno di un bunker. Sei gradi di separazione da un territorio a rischio, violento e ad alto tasso camorristico, quello in cui i 1200 ragazzi vivono e a cui tornano alla fine delle lezioni. Nel bunker Galvani, dove si studia per diventare periti tecnici industriali, la sicurezza viene prima dell’istruzione, diventa esigenza primaria. «Vigilanza ferrea», spiega la vice preside C. M. Sta preparando la carta della legalità da presentare in una prossima assemblea compresi i genitori. «Vigilanza interna ed esterna, non armata», precisa, «è un istituto ubicato in un’area a rischio per cui noi facciamo azioni preventive. Anche i nostri studenti devono essere tutelati, la sicurezza è uno dei cardini fondamentali. Questo territorio non offre niente ai nostri ragazzi, Giugliano è solo piena di sale giochi».

Nell’intervallo si esce a fumare nel cortile, ragazzi con il gel tra i capelli, t-shirt aderenti al torace, braccia coperte di tatuaggi. «Facciamo attività pomeridiane per sottrarre i ragazzi alla strada — racconta Maisto — c’è un 20-30 per cento che viene da famiglie disagiate e lavora anche per aiutare la famiglia. Ora l’istituto si è rivalutato, una cosa positiva è che ha contatti con il territorio. È una miniera di materiale umano. Perciò abbiamo sfruttato tutti i fondi Pon per mandare i ragazzi all’estero d’estate, abbiamo laboratori, robot che riproducono la catena di montaggio».

Per il preside G. P., questa scuola è un punto di riferimento. Ha 117 docenti a tempo indeterminato più altri 130 per 1129 studenti. «L’agenzia di security, G&P Global service non l’ho portata io, ma l’ho confermata: una scelta giusta. A parità di classi e alunni abbiamo avuto un taglio secco di bidelli. Tre di loro sono stati sostituiti dai vigilantes in divisa, più uno al cancello. Credo che questa presenza da sola possa essere un deterrente per goliardate eccessive. Io sto qui dalle 7,30 alle 19, così pure il mio staff di dirigenza. Devono vigilare che non accada niente di anomalo. Ci sono lunghi corridoi, entrate e uscite, uno sterminato spazio esterno, luogo incontrollato e incontrollabile dall’interno e per l’esterno».

Pezza difende i suoi alunni: «Nessuno dei miei studenti è potenzialmente o in pectore un delinquente. Ma il contesto sociale è questo: un territorio dove l’urbanizzazione è triplicata, discarica a cielo aperto di rifiuti. I docenti devono fare i conti con ragazzi maleducati, ma forse ce ne sono più al Parini di Milano che al Galvani di Giugliano. Le famiglie chiedono aiuto alla scuola. E c’è una minoranza insofferente alle regole».

Una minoranza che usa la violenza. L’anno scorso ci sono state 15 denunce per aggressioni. Un esempio? Scuola elementare Catello Salvati, a Scanzano, periferia di Castellammare di Stabia. T. E., una docente di 47 anni, 20 già impiegati qui, quel giorno ha i tacchi alti, si è vestita elegante. È in presidenza quando vede arrivare un uomo che schiaffeggia una maestra e grida: «Mio figlio non lo metti più fuori». T. interviene a difenderla. Ed è attaccata a sua volta: «Mi mette due mani alla gola e mi sbatte con la testa al muro, cado e batto il capo sul termosifone, mi strappa una ciocca di capelli». Quando lo racconta è ancora piena di rabbia. «Finora mai un caso del genere, l’istituto funziona benissimo, i genitori sono tutti dalla nostra parte. La mia collega è all’antica. Ha una classe difficile, con figli di famiglie disagiate, che mancano spesso da scuola».

Poi si sfoga: «Lo Stato cosa fa per questi bambini? Riduce il personale scolastico, aumenta il numero degli alunni in classe, vuole la docente unica che è sempre più da sola ad affrontare la realtà». Scanzano, un contesto sociale dominato dallo strapotere camorristico. «Sento spesso parlare di D’Alessandro, ma quelle famiglie a volte hanno dato un aiuto economico alla scuola, ci tengono. Invece i casi più problematici sono i “Ciruzzo”, figli di chi ha perso il lavoro nei cantieri e nelle fabbriche, e non riesce più a mettere il piatto a tavola, con mamme che devono lavorare tutto il giorno e papà disoccupati, o morti, o in carcere. Quei bambini si sentono già inferiori, additati, l’unico modo di esprimersi è l’aggressione, un modo per dire: io ci sono. La nostra scuola è bellissima, ha il teatro, la palestra. Con 25 mila euro di fondi regionali l’anno scorso abbiamo fatto otto laboratori contro la dispersione».

Un progetto della prefettura di Napoli l’anno scorso ha coinvolto 1064 alunni e 25 scuole. «La scuola era bella di pomeriggio - continua T. E. - tutta illuminata, con mensa, sport, laboratori, progettualità. Avevamo trovato un sistema per non farli andare a casa. I bambini pensavano: anch’io posso, anch’io riesco, e finivano per rendere di più anche nello studio». Torna, come al Parco Verde di Caivano, il richiamo al docente chiamato a fronteggiare il disagio. «Dobbiamo essere diversi, saper rendere più sicuri i bambini». Le insegnanti si alleano tra loro. «Lavoriamo in team, ci confrontiamo per trovare le strategie, cerchiamo insieme una via d’uscita.








Patrizia Capua





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Fonte: Repubblicanapoli.it 05/10/11

Scuola, 1 insegnante su 2 fuggirebbe dai propri studenti

Scuola, 1 insegnante su 2 fuggirebbe dai propri studenti
Tra atteggiamenti poco educati, attenti e rispettosi, gli insegnanti di oggi fanno i conti con una generazione difficile da gestire, molto piu’ attenta a smanettare con telefonini e lettori musicali di ultimo grido alle lezioni


A scuola adesso le vittime non sono piu’ gli studenti, ma i professori. Infatti 1 insegnante su 2 confessa di non farcela e addirittura fuggirebbe dalla scuola e cambierebbe lavoro. E’ quanto emerso da uno studio promosso dalla rivista VdG Magazine in uscita in questi giorni, realizzato attraverso interviste realizzate su un campione di circa 500 insegnanti italiani di scuole medie inferiori e superiori, di eta’ compresa tra i 35 e i 60 anni, per sondare come e’ cambiato il rapporto con gli alunni e quali sono le problematiche attuali.

Il 51% degli intervistati afferma che oggi e’ difficile fare l’insegnante, per via soprattutto del cambiamento degli alunni. Oggi, a loro parere, sono infatti piu’ contestatari e polemici (33%) e piu’ distratti (22%), e solo il 19% si mostra interessato e piu’ attento rispetto ai ragazzi di ieri. Parlando di look poi la trasformazione dei tempi e’ ancora piu’ palese. I professori riscontrano un trionfo di piercing (38%), tatuaggi (29%) e minigonne (17%). Ad accendere il loro interesse sono, a sentire i docenti, i problemi sociali (26%), le nuove tecnologie (25%), il cinema e i film (22%). Ma prima ancora vengono lo sport e in particolare il calcio (41%), il telefonino di ultima generazione (38%), ma anche la moda (18%). Ma parlando di comportamenti gli insegnanti si mettono le mani nei capelli. I loro alunni si mostrano infatti annoiati e insofferenti (33%) fino a sfociare nella maleducazione (13%). E se una volta gli studenti si distraevano giocando con gli album di figurine (36%) o con i fumetti (24%), oggi le distrazioni maggiori vengono soprattutto da oggetti super tecnologici (83%).

Contestatari, polemici, dagli atteggiamenti ostili e a volte insofferenti che non risparmiano scherzi e prese in giro anche piu’ pesanti. Ecco perché per 1 maestro su 2 oggi l’insegnamento e’ diventato parecchio difficoltoso.

Come sono gli alunni di oggi? Per gli intervistati ci sarebbe da stendere un velo pietoso, tanto che 1 su 3 (33%) li trova molto piu’ contestatari e polemici, meno interessati agli argomenti trattati durante le lezioni (24%) e piu’ distratti (22%). Solo il 19%, invece, li reputa piu’ interessati e preparati rispetto a quelli di ieri. E tutto questo si riflette anche sul loro modo di rapportarsi con il corpo docente. Una buona percentuale, per fortuna, avverte comunque piu’ attenzione e rispetto (24%) nei confronti degli insegnanti che, al di la’ del ruolo, sono pur sempre persone che si prodigano per far crescere le future generazioni. La stragrande maggioranza degli intervistati, invece, sottolinea molta negativita’, ravvisando negli studenti di oggi noia e indifferenza (33%), ostilita’ e insofferenza (26%) e nella peggiore delle ipotesi anche maleducazione (13%).

Per questo oggi 1 insegnante su 2 (51%) trova parecchie difficolta’ nell’insegnare e ben il 18% dichiara di sentirsi vessato ogni giorno, mentre quasi 1 su 3 (27%) subisce una bravata almeno una o due volte a settimana. Difficolta’ che, al di la’ degli atteggiamenti, si riscontrano anche negli interessi degli studenti di oggi, i cui discorsi e modi di parlare vertono oggi su argomenti poco impegnativi come il calcio (41%), le nuove tecnologie (25%) e i telefoni di ultima generazione (38%).

Piercing, consolle portatili e tatuaggi: questi i nuovi ‘must’ indicati dagli insegnanti negli studenti di oggi. E se a tutto questo si aggiungono atteggiamenti irrispettosi, ecco che 1 intervistato su 2 dichiara addirittura di pensare a lasciare il mestiere e fuggire.

Se una volta a distrarre gli studenti intervenivano fumetti (24%), album di figurine (36%) e riviste ose’ (13%), oggi gli insegnanti indicano che a condizionare l’attenzione e gli interessi dei ragazzi tra i banchi di scuola ci sono cellulari (44%), consolle portatili (23%), lettori musicali (16%) e carte da gioco che rappresentano i loro cartoni animati preferiti (11%). E l’evoluzione dei tempi si nota anche nell’immagine e nel modo di essere. Infatti gli intervistati indicano molti “nemici” legati al look che condizionano la cultura degli studenti, come ad esempio piercing (38%), minigonne (17%), tatuaggi (29%) e capelli lunghi (11%).

Ma quali sono le reazioni spontanea degli insegnanti di fronte a questo stato delle cose? Gli intervistati parlano chiaro: oltre 1 su 2 (51%) afferma di non farcela piu’ al punto tale da aver voglia di cambiare lavoro. E se il 12% si vede nauseato e sfibrato e il 9% denuncia di perdere le staffe, laconici sono coloro che affermano di essere amareggiati e soprattutto preoccupati per il futuro dei loro studenti (26%).


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Fonte: http://www.italiachiamaitalia.it - 03/10/2011

Sferra un pugno al professore che lo aveva rimproverato

Chivasso, sferra un pugno al professore che lo aveva rimproverato Di Van Anh Phan Lunedì 8 aprile un professore della succursale chiv...