Insulta insegnante: Brianza, 17enne imbianca muri scuola

Insulta insegnante: Brianza, 17enne imbianca muri scuola


(AGI) - Milano, 29 dic. - Un insulto di troppo alla professoressa di inglese gli e’ costato due giorni di lavoro come imbianchino per pulire e ridipingere le pareti della scuola. Questa la ‘condanna’ inflitta a uno studente del terzo anno dell’Istituto Tecnico commerciale Vigano’ di Merate (Lecco) che nulla ha obiettato contro la punizione, cosi’ come nulla hanno avuto da ridire i genitori del 17enne residente nella cittadina brianzola. Finite le lezioni per le vacanze natalizie, ieri e giovedi’ il ragazzo si e’ armato di pennelli mettendosi all’opera dalle 10.00 del mattino fino alle 13.00, dopo aver raggiunto il plesso scolastico alle 8 e aver svolto i compiti di Natale in classe come ‘pena accessoria’. A vigilare c’era il preside in persona, Lorenzo Pelamatti, che “in via molto bonaria ho concesso all’intemperante ragazzino di avere la compagnia di un amico, compagno di classe, che, pero’, non ha potuto aiutarlo nel lavoro. L’episodio di maleducazione si era verificato prima delle vacanze: in risposta a un rimprovero dell’insegnante, lo studente l’aveva mandata a quel paese allontanandosi poi dall’aula. Non appena Pelamatti, in servizio presso il Vigano’ dal settembre scorso, ha appreso l’accaduto, ha riunito i rappresentanti di classe (insegnanti, alunni e genitori) e al termine di una ‘camera di consiglio’ durata un’oretta ha emesso la sentenza: dare la possibilita’ al giovane di scegliere fra la pulizia totale del giardino che circonda la scuola e imbiancare i muri sporchi per ripulirli da graffiti e scritte varie”. (AGI)
Red/Ven




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Fonte: www.agi.it - 29/12/2007

Maestra sospesa perchè vieta a un alunno di disegnare Gesù bambino

Maestra sospesa perchè vieta a un alunno di disegnare Gesù bambino

Ai cattolici della tolleranza zero vorrei pacatamente ricordare che Gesù ci ha invitato a perdonare 70 volte 7


Maestra sospesa perché vieta a un alunno di disegnare Gesù bambino

di Alberto Giannino

Una maestra di disegno della IV C della Scuola elementare "Villani" di Firenze è stata sospesa dal direttore generale scolastico della Toscana, Cesare Angotti, perché avrebbe vietato a un bambino di 9 anni di disegnare Gesù Bambino. Il bambino va a casa, racconta ai genitori l'accaduto e la madre chiede spiegazioni alla maestra la quale risponde inalberata che "il Natale non si può associare a Gesù Bambino e che per le insegnanti nella scuola c'è la regola che non bisogna trattare temi religiosi". Il papà scrive subito una lettera di protesta e di indignazione a Il Giornale che la pubblica regolarmente. Da qui ha inizio la triste vicenda che porterà alla sospensione dall'insegnamento della maestra e a una visita ispettiva. Il direttore generale scolastico della Toscana, Cesare Angotti, spiega le ragioni del provvedimento "adottato non perché ci sia stata una discriminazione o per connotazioni religiose, ma per il contrasto del comportamento della maestra con la funzione docente e con la finalità educativa della scuola, avendo limitato la creatività espressiva dell'alunno". "Ritengo - spiega Cesare Angotti - che la vicenda non abbia prospettazioni religiose. Si sta cercando di accertare perché non sia stato consentito di fare un disegno su Gesù. Ma il fatto di per sé è di particolare gravità perché si è limitata la creatività espressiva dell'alunno e questo è oltremodo negativo in quanto contrasta con la funzione docente e con quella educativa che è propria della scuola, inoltre va a incidere anche sul rapporto scuola famiglia. Questo episodio - aggiunge - come altri accaduti in più parti di Italia, paiono ispirati da un malinteso senso del principio di laicità dello Stato. Principio che di per sé non si discute, ma che però non deve tramutarsi in un generico laicismo. In particolare, negli ambienti educativi la presenza di simboli religiosi non ha significato discriminatorio, perché questi simboli sono riconosciuti come valori che rilevano civilmente". Fin qui Angotti che in sostanza asserisce di aver adottato la linea dura non per motivi religiosi, ma per motivi didattici. Ora la maestra è a casa, sospesa dall'insegnamento e in attesa di provvedimenti disciplinari da parte dei due Ispettori. Come cattolico (voglio stupire alcuni cattolici sepolcri imbiancati) sono vicino alla maestra. Certo, ha sbagliato. Tutti ne siamo consapevoli. Ma non intendiamo applicare la legge del taglione tipica dei fanatismi religiosi. Da qui a sospenderla ce ne corre, dottor Angotti! La maestra di disegno di Firenze non è una porno professoressa, non ha abusato sessualmente dei bambini, non compare nuda su internet la notte e la mattina la troviamo sulla cattedra, non è una maestra incapace di insegnare, non è una maestra che ha punito gli alunni tagliandogli la lingua o mettendo lo scoch sulla bocca (tutti episodi realmente accaduti nella scuola italiana). E' una maestra che sicuramente ha sbagliato, ma la sanzione erogata da Angotti è esagerata, è fuori luogo, è sproporzionata. Troppo zelo e troppa durezza dottor Angotti rispetto a una vicenda che si poteva chiudere con un richiamo scritto all'insegnante. Ma, evidentemente, Angotti vuole essere più realista del re. Sospende dall'incarico una maestra senza tenere conto delle ripercussioni che avrà il suo gesto. Non si rende conto che nella scuola sono altri i problemi. L'opinione pubblica potrebbe chiedersi se per caso, Cesare Angotti, con il suo provvedimento "speciale" sia alla ricerca di pubblicità, di fama e di gloria, o se deve restituire gratitudine a qualche potente di turno? Ipotesi che non vorremmo diventassero realtà. Ai cattolici della tolleranza zero vorrei pacatamente ricordare che Gesù ci ha invitato a perdonare 70 volte 7. Ma sui siti web cattolici presenti in Internet e su Avvenire non ho trovato una riga sul concetto di perdono: solo accanimento, solo livore, solo integralismo. Se fosse per loro questa maestra potrebbe essere tranquillamente buttata in mezzo alla strada. E poi costoro hanno il coraggio di citare il Vangelo! Ma se non conoscono la pietà, la misericordia e la carità come possono dirsi cattolici? Sono indignato per il fatto che una maestra sia barricata in casa, sola, disperata e depressa. Sono indignato per il provvedimento iniquo, ingiusto e durissimo preso dal direttore generale scolastico della Toscana Cesare Angotti. Il ministro cattolico Giuseppe Fioroni intervenga subito e rimuova Cesare Angotti dal suo incarico perchè ha dimostrato di non essere all'altezza del compito di direttore generale adottando misure drastiche che colpiscono la dignità della persona umana. Infatti, non è con l' intimidazione, non è con le misure speciali tipiche dei regimi forti, e non è con la paura e la violenza che si governa la scuola. Bisogna favorire il dialogo, la tolleranza, e il rispetto fra tutte le culture presenti in essa. Ma nella vicenda di Firenze vediamo solo un uomo che ha potere di vita e di morte sui docenti (Angotti) e un'insegnante trattata peggio di una mafiosa. Lo stesso padre del bambino, l'avvocato Walter Vecchi, si è detto dispiaciuto della piega che ha preso la vicenda auspicando che la maestra ritorni al suo posto. Noi consideriamo l'episodio da deprecare e da sanzionare. Siamo quindi per un richiamo scritto, ma la sospensione no. Non l'avete data ai maestri pedofili, non l'avete data alle porno professoresse, non l'avete data ai professori strani e pazzi, non si capisce perchè il direttore generale della Toscana, Cesare Angotti, debba essere inflessibile e fare il giustiziere della notte in una scuola elementare di Firenze nei confronti di una povera maestra di disegno.




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Fonte: da IMGPress (ripresa da www.edscuola.it) - 16/12/07

Insegnanti aggrediti nei corridoi

Insegnanti aggrediti nei corridoi

Il bullismo. Violenza quotidiana nelle scuole medie di frontiera, una prof della Masseria Cardane: «Banchi, sedie, zaini, vola di tutto»


Luca Saulino

Napoli. Le regole prima di tutto. Nelle scuole di frontiera quella che mia volta si chiamava "educazione civica" non è una vera e propria materia. Piuttosto si tratta di far rispettare le norme necessarie sia per la convivenza tra i ragazzi, sia per una crescita dell'individuo. Si parte dall'ora di educazione fisica. Per fare ginnastica o allenarsi in una partita di basket o pallavolo l'alunno dovrebbe indossare tuta e scarpette. Il condizionale è d'obbligo perché spesso accade che gli studenti pretendano di entrare in palestra privi della tenuta richiesta.
Alla Media "Carlo Levi" di Scampia una docente ha vietato ad un allievo di praticare l'attività sportiva in mancanza dell'abbigliamento adatto. Lui non ci ha pensato su due volte e ha scatenato la sua rabbia contro la porta di un'aula tirandola fuori dai cardini. Alle piccole e grandi espressioni di bullismo è, dunque, dedicata la seconda puntata del viaggio del "Roma" negli istituti in trincea. Un fenomeno, quello della prevaricazione tra gli adolescenti, che si consuma capillarmente su tutto il territorio napoletano, ma che nei plessi di periferia sembra raggiungere la sua apoteosi. La violenza minorile tra i banchi esplode periodicamente anche per futili motivi: una parola o uno sguardo di troppo, uno sgarro al compagno che vanta legami con la malavita, un "no" detto da un soggetto più timido al baby-guappo.
Alla "Giuseppe Moscati", il plesso che sorge nel cuore della Masseria Cardone - racconta una docente che preferisce restare anonima - «puntualmente vola di tutto, dai banchi alle sedie passando per gli zaini ed altri oggetti personali». La regola è un peso da schivare ogni giorno per quei ragazzi che passano intere sere a scorazzare sui motorini, anche in tre e senza casco, che salgono sugli autobus senza obliterare il biglietto, perché nella scuola come nell'ambiente esterno «la comandiamo noi».
Il diktat dei bulli può sfociare in offese verbali alle insegnanti. R.R. viene da Giugliano e insegna matematica in una Media di Miano: «Una volta rimproverai un ragazzino che s'intratteneva nel corridoio, mi diede mio spintone e mi rispose "Ma tu che vuò?"». Violare la regola all'ombra delle Vele significa anche andare a scuola senza nemmeno penna e quaderni. Povertà? Macché. Quegli stessi ragazzi hanno l'ultimo cellulare uscito sul mercato, l'Ipod e indossano capi griffati.
Nella Masseria Cardone il bullismo assume anche mi volto femminile. Lungo il marciapiede che guarda verso le caserme, tra l'istituto professionale e la "Moscati" - rivela mia prof - «ci sono ragazzine appartenenti anche alla lontana a famiglie camorristiche che si fanno portare la cartella dai compagni. Loro non si tirano indietro perché sanno che quella famiglia potrebbe tornare utile per qualsiasi cosa nel quartiere».
A Secondigliano un gruppetto di ragazzini delle Medie invece si era inventata una forma di mini-racket da attuare davanti alle scuole. Ci hanno provato con successo, si fa per dire, davanti alla "Pascoli" e alla "Lucrezio Caro".
Una volta usciti dai rispettivi istituti, che si trovano sparsi nella periferia nord, si precipitavano ad attendere i "colleghi" per imporre un "pizzo" di pochi spiccioli. Il fenomeno da diverse settimane sembra però rientrato.




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Fonte: Roma - 12/12/2007 Pag. 5

Professore molestato dai bulli ottiene la scorta

Professore molestato dai bulli ottiene la scorta

Il professore in classe con la guardia del corpo


Tormentato dai bulli, ottiene un collega «di sostegno»

Maurizio Vezzaro

IMPERIA. Provateci voi a entrare in classe e ad essere accolti da una raffica di sputi. A beccarvi un lancio di bottigliette d’acqua minerale mentre spiegate la lezione. A ritrovarvi sulla cattedra un crocefisso con gambe e braccia spezzate magari accompagnato da una scritta del tipo «Ti faremo fare la stessa fine». Provateci voi a fare il professore in queste condizioni, quando nei corridoi ti rincorrono urlandoti dietro «T’ammazzo, t’ammazzo» o quando ti affrontano a muso duro strappandoti di mano il registro.

«Voglio i danni»
Ecco, il professor B. ci ha provato. Ha subito di tutto, come nel peggiore tra i peggiori video sui bulli finiti su «YouTube». Ha cercato di resistere fino a quando non ce l’ha fatta più. Allora ha denunciato soprusi e violenze ai carabinieri di Imperia e ha incaricato il suo avvocato di citare per danni il ministero della Pubblica istruzione: nonostante le segnalazioni ai vertici scolastici, nonostante i continui e allarmanti rapporti, nessuno ha preso provvedimento, magari sospendendo gli allievi più esagitati. Anzi no, un provvedimento è stato preso: il professor B., docente in difficoltà, ha un insegnante di sostegno. Un collega-body guard che gli dà una mano a portare avanti le lezioni, cercando di impedire che qualche studente dia in escandescenza.

«Te la faremo pagare»
Succede tutto nella seconda Elettricisti della scuola professionale Pastore di Imperia, dove i corsi sono finanziati dalla Regione e dove insegna, «prestato» dall’Istituto statale Ipsia, l’ingegnere D. B.. E succede tutto perché il prof. B. è ancora uno di quelli che crede nella disciplina e che non evita di ricorrere a note sul registro e lettere di richiamo ai familiari. Lui ci tiene al proprio lavoro di educatore e lo fa con passione.
L’elenco dei soprusi subiti dal docente è un autentico decalogo del bullismo, ma forse definire quello che è successo come «bullismo» è riduttivo. Angherie, intimidazioni, vere minacce. B. è stato costretto a ricorrere allo psicologo per cercare di superare i traumi: lo hanno chiamato più volte al cellulare dicendogli «So dove abiti, te la farò pagare», hanno imbrattato con vernice nera i muri, il portone e il citofono della sua abitazione alla periferia di Imperia, se la sono presa con il suo scooter, sfregiato a colpi di coltello. Ora però il professor B. entra in classe con un tutor-pretoriano, un angelo custode con il compito di badare alla sua incolumità.

«La crisi è generale»
Lui, B., è un concentrato di amarezza e sconforto. E’ a pezzi. Ha chiesto e ottenuto il trasferimento. A chi gli chiede un commento, lui risponde così, razionalizzando con fare distaccato: «Ciò che sta capitando in questi giorni in una classe problematica, nata con i finanziamenti della Regione per il recupero dei ragazzi difficili, è solo la punta di un iceberg», dice. «In realtà è la scuola a essere in crisi: gli istituti sono in balia di ragazzi che, non venendo mai puniti per il loro comportamento, travalicano ogni limite, si sentono invincibili e minacciano tutti, professori compresi». E continua «I ragazzi - certo non tutti, ma una buona parte sì - ormai non vanno più a scuola per studiare e imparare un mestiere, ma per avere un titolo di studio qualsiasi ottenuto attraverso una sorta di sei “politico”. Se la sufficienza significasse sapere nulla, a loro starebbe bene. Il loro obiettivo è essere promossi senza far niente».
Brutti episodi. Capita dovunque, capita anche nelle scuole di Imperia, dove episodi di «malascuola» non sono certo mancati. Nella categoria sabotaggio, ecco gli estintori dello Scientifico Vieusseux svuotati per rendere inagibili le aule e saltare i compiti in classe. Poi c’è il capitolo dell’oltraggio, protagonisti alcuni studenti dell’Istituto per geometri che hanno offeso il carabiniere di quartiere mentre passava sotto la finestra di una classe. Infine il capitolo pestaggi, con le due ragazze che si menano per un coetaneo a beneficio dei telefonini e quindi di «YouTube». Mai, però, si era arrivati alla denuncia penale da parte di un docente.




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Fonte: www.lastampa.it - 12/12/2007

Creolina e bullismo a Catanzaro: 4 studenti in manette

Creolina e bullismo a Catanzaro: 4 studenti in manette

Bullismo a Catanzaro: vicini ad area politica di destra gli studenti della creolina che giocando a guardie e ladri finiscono in galera “Abbiamo fregato gli sbirri”

Creolina e bullismo Catanzaro: 4 studenti in manette

Inchiesta “creolina” liceo Siciliani

Diciotto anni, ultimo o penultimo anno delle scuole superiori. Il periodo in cui i ragazzi dovrebbero maturare e cominciare a pensare al loro futuro. Non così per i quattro ragazzi arrestati a Catanzaro con l’accusa di attentato alla salute pubblica, tentata interruzione di pubblico servizio aggravato, danneggiamento aggravato e tentato inquinamento atmosferico. Sono loro che gettano creolina nella scuola per evitare le lezioni. Dal mese di novembre, infatti, le porte del liceo scientifico ‘Siciliani’, a causa della sostanza urticante, sono state praticamente sempre chiuse non permettendo a tutti gli studenti di seguire le lezioni e di studiare. Antonio Lucia, David Glover, Roberto Sgrò e Antonio Mauro sono quattro giovani che vivono in famiglie “normali”, dicono gli inquirenti, hanno ideologie vicine alla destra e decidono di “fregare gli sbirri” come in un gioco virtuale di guardie e ladri. Prima si sono ben attrezzati: acquistano la creolina, i passamontagna, i guanti di plastica per evitare di entrare in contatto con la sostanza, le mascherine igieniche per non respirare le esalazioni del disinfettante, le tronchese per aprirsi il varco nella recinzione, il martelletto con taglierino per tagliare il vetro. Acquistano anche un trapano a manovella per forzare la porta d’ingresso della scuola ma devono tornare dal commerciante (che dice di non riconoscere nessuno dei quattro) per farsi spiegare come funziona quello strumento che nulla ha a che vedere con il mondo virtuale. Poi sono passati all’azione muovendosi con uno schema ben preciso: due fanno da palo e due entrano nella scuola per gettare la creolina. Un gesto che ripetono più volte e che viene anche emulato da altri studenti in altri istituti. A Catanzaro, infatti, da quel primo episodio che interessa il ‘Siciliani’ i primi giorni di novembre, si registrano altri casi che, al momento, non sono riconducibili ai quattro e rispetto ai quali il questore di Catanzaro, Romolo Panico, parla di “atti dovuti a semplice emulazione e facili da identificare. Le conseguenze per chi agisce, però, - aggiunge - si pagheranno per il resto della vita”. Intanto rimane aperta la vicenda della lettera con minacce e proiettili recapitata al preside del liceo, ‘responsabile’ di avere deciso il trasferimento di alcune classi in altri plessi. Un episodio, questo, rispetto al quale gli inquirenti non intendono fermarsi alla “semplice goliardata, al vandalismo”, ma andare oltre. Un’ipotesi che ora è al vaglio del magistrato ma i cui responsabili, al momento, non sono stati identificati.

Forse martedì l’udienza di convalida. Potrebbe svolgersi già domani davanti al Gip di Catanzaro l’udienza di convalida per i quattro studenti arrestati ieri dalla polizia prima che versassero creolina nelle aule del liceo scientifico che frequentano. Il sostituto procuratore, Cristina Tettamanti, presenterà al Gip entro stasera la richiesta di convalida del fermo e l’emissione di un provvedimento restrittivo. Non è escluso che possa chiedere gli arresti domiciliari. Dopo avere ricevuto le richieste del pm, il Gip ha 48 ore di tempo per decidere, ma è probabile che l’udienza si svolga già domani.

“Stavolta abbiamo fregato gli sbirri”. Questo il tenore di una delle intercettazioni effettuate dalla Polizia di Stato nel momento precedente all’arresto dei quattro diciottenni a Catanzaro, tutti appartenenti a ‘famiglie normali’. Una frase che, secondo il questore Romolo Panico, potrebbe far pensare ad una vera e propria sfida nei confronti di chi stava investigando sui gesti che dal novembre scorso hanno interessato varie scuole di Catanzaro, nello specifico del ‘Siciliani’, con lo spargimento di creolina nell’edificio per evitare le lezioni. Un’ipotesi, questa, che verrebbe confermata dal fatto che i quattro, Antonio Lucia, David Glover, Roberto Sgrò ed Antonio Mauro, nonostante la presenza delle telecamere abbiano agito lo stesso ma solo dopo aver indossato i passamontagna, per celare il volto, e mascherine igieniche. Molto probabilmente, speravano nella velocità del gesto per poterla farla franca. Invece, non hanno considerato che la Polizia era quasi lì ad attenderli. Da qualche mese, infatti, i poliziotti si erano attrezzati con videocamere per poter monitorare meglio le varie situazioni. La presenza delle mascherine, comunque, fa ritenere agli inquirenti che i quattro sapessero bene le conseguenze cui portava l’inalazione della creolina I quattro, che frequentavano lo stesso istituto ma classi diverse, erano anche ben attrezzati con un taglierino per poter tagliare il vetro e nello zaino di Lucia è stata trovata anche una bottiglia di plastica con all’interno del liquido bianco ora al vaglio della scientifica.

Vicini ad un’area politica della destra i quattro diciottenni - Antonio Lucia, David Glover, Roberto Sgrò ed Antonio Mauro - arrestati ieri mattina a Catanzaro e ritenuti responsabili di avere gettato della creolina nel Liceo scientifico ‘Siciliani’ del capoluogo calabrese. A riferirlo, in conferenza stampa, il questore di Catanzaro Romolo Panico, secondo il quale i quattro, che devono rispondere di attentato alla salute pubblica, tentata interruzione di pubblico servizio aggravato, danneggiamento aggravato e tentato inquinamento atmosferico, nel corso dell’interrogatorio erano “lucidi, non impauriti ma dispiaciuti”. I quattro, subito dopo l’arresto, interrogati in questura, avrebbero anche ammesso le loro responsabilità non dando, però, alcuna giustificazione al loro gesto. Tutto ha avuto inizio sabato sera quando Lucia ha organizzato una cena a casa sua al mare nel comune di Sellia Marina a pochi chilometri da Catanzaro, forse, secondo gli inquirenti, in attesa di agire più tardi. I quattro si ritrovano nell’abitazione dove c’é già il materiale pronto e dopo cena, intorno alle 3 di domenica mattina, a bordo dell’auto di Lucia, si recano a Catanzaro al ‘Siciliani’. Qui entrano in azione. Mentre due, Sgrò e Mauro, fanno da palo fuori, Lucia e Glover entrano dentro. Le telecamere, però, stanno riprendendo tutto ed i poliziotti intervengono prima che il liquido venga gettato nell’edificio. Lucia viene fermato dentro l’edificio con uno zainetto con dentro la creolina, gli altri tre, invece, riescono a scappare ma, subito dopo, vengono rintracciati a casa ed arrestati.

La consulta degli studenti “Rompere il muro di omertà”. I componenti della Consulta Provinciale degli studenti di Catanzaro hanno diffuso oggi una lettera aperta nella quale, rivolgendosi ai loro coetanei, chiedono di “rompere quel muro di omertà” per individuare gli autori di tutti i casi di creolina nelle scuole. “Invitiamo tutti - scrive il presidente della consulta, Matteo Cristofaro - ad un radicale cambiamento di rotta e a condannare anche con gesti concreti, coloro che invece si sono dichiarati, in alcuni casi, solidali con chi compie queste azioni che sono a dir poco criminali. Vogliamo affermare, dunque, che il valore di una persona non è dimostrato dalla capacità di infettare o allagare un edificio pubblico, ma dalla preparazione culturale che si può acquisire solo grazie ad uno svolgimento regolare e assiduo del lezioni. “Il problema della creolina - prosegue la lettera - si può considerare un vero e proprio atto delinquenziale volto all’interruzione del pubblico servizio e alla conseguente chiusura temporanea degli istituti superiori. Quello che sta avvenendo in tante scuole superiori, catanzaresi e calabresi, non è da considerarsi, quindi, come un semplice scherzo adolescenziale”




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Fonte: www.nuovacosenza.com - 11/12/2007

A scuola con la pistola, studenti denunciati

A scuola con la pistola, studenti denunciati


Due studenti, che avevano con loro una pistola ad aria compressa a pallini di gomma, sono stati denunciati a piede libero con l'accusa di porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere. E' accaduto in un istituto professionale per l'industria e l'artigianato a Rovigo. Protagonisti due alunni, un 16enne straniero e un 17enne rodigino, che sono stati identificati dal personale della Volante della questura. E' stata la dirigente scolastica, Elena Papa, che aveva sorpreso i
due in possesso dell'arma, a chiedere l'intervento degli agenti che hanno recuperato la pistola. I due giovani si sono giustificati dicendo di aver trovato l'arma per caso lungo il tragitto per giungere a scuola ma non sono stati creduti.



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Fonte: www.anordest.it - 05/12/2007

Studenti penetrano a scuola nella notte

Studenti penetrano a scuola nella notte

Di notte a scuola: fermati otto minori
Avrebbero divelto il lucchetto per accedere alle aule dello storico Liceo Archita

Gli Agenti della Polizia di Stato della Squadra Volante hanno deferito all’A.G. competente otto minori – dai 16 ai 17 anni - per violazione di domicilio aggravato. Questi ultimi, durante la decorsa notte, sono stati bloccati all’interno dell’edificio dove sono ubicate le aule del Liceo Archita. Per accedere al plesso scolastico i predetti giovani avevano tranciato il lucchetto del portone di ingresso posto su Corso Umberto. Una immediata ispezione dei luoghi ha consentito di accertare che non era stato arrecato alcun danno alla struttura. Alcuni dei predetti giovani frequentano lo stesso istituto scolastico. I minori, dopo gli adempimenti di legge, sono stati affidati ai rispettivi genitori.




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Fonte: Pugliapress - 04/12/2007 pag. 8

Due ragazzi, di 14 e 15 anni, denunciati a piede libero dalla polizia.

Due ragazzi, di 14 e 15 anni, denunciati a piede libero dalla polizia.


Avevano sui loro telefoni cellulari e pc i filmati degli atti vandalici compiuti durante l'estate in scuole della zona di Assisi due ragazzi, di 14 e 15 anni, denunciati a piede libero dalla polizia. Gli istituti interessati sono l'alberghiero e il linguistico di Assisi, e la scuola media di "Santa Maria degli Angeli". Secondo la ricostruzione degli investigatori, i ragazzi erano entrati durante la notte nelle scuole forzando le porte. Hanno quindi rotto computer, sparso il toner delle fotocopiatrici e svuotato estintori, dopo aver buttato a terra suppellettili e registri, rompendo anche alcuni banchi con una zappa. Non è chiaro se i due minorenni frequentassero gli istituti interessati. Sull'identità dei due la polizia non ha infatti fornito alcuna indicazione proprio perché minori.
L'indagine che ha portato alla loro denuncia è stata svolta dal commissariato di Assisi, in collaborazione con l'ufficio minori della sezione anticrimine della questura di Perugia. I filmati degli atti vandalici nei telefoni cellulari e nei computer sono stati invece individuati dalla polizia postale.



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http://www.trgmedia.it - 03/12/2007

Una scuola elementare devastata nel Leccese

Immagine di repertorio. Non si riferisce alla scuola dell'articolo

Una scuola elementare devastata nel Leccese

Sconosciuti hanno devastato nella notte, con polvere e schiuma di estintori, la scuola elementare "Guglielmo Oberdan" di Parabita.

Secondo una ricostruzione dei carabinieri di Casarano (Lecce), gli sconosciuti si sono introdotti nell'edificio dopo aver forzato una porta in ferro e si sono serviti degli estintori per rendere inagibili aule e corridoi. La scuola resterà chiusa per un paio di giorni. Episodi analoghi si sono già verificati a Lecce e in alcuni comuni della provincia.


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Fonte: Ansa - 03/12/2007

Incendiano aule e registri e si riprendono con il cellulare

Incendiano aule e registri e si riprendono con il cellulare

Incendiano aule e registri e si riprendono con il cellulare.

Ferrara, denunciati tre ragazzi


Hanno filmato coi cellulari l'incendio della scuola, riprendendosi a vicenda in azione travisati con cappellini e sciarpe. L'intenzione era quella di non farsi riconoscere, per poi diffondere il filmato su internet. Tre minorenni - di 15, 16 e 17 anni, tutti incensurati e del ferrarese - sono stati denunciati dai carabinieri del Nucleo Radiomobile di Copparo (Ferrara) dopo aver dato alle fiamme alcune aule della scuola media del posto "Corrado Govoni", in via Vittorio Veneto.

I giovani - che, colti sul fatto non si sono dimostrati affatto pentiti, limitandosi a non dire nulla - dovranno rispondere dei reati di danneggiamento a seguito di incendio, furto di materiale scolastico e interruzione di pubblico servizio: due delle aule prese di mira oggi sono infatti chiuse, e le lezioni sono state trasferite in palestra.

I ragazzi sono stati segnalati alla procura dei minori di Bologna: le indagini continuano, e non si escludono sviluppi che potrebbero portare all'emissione di misure cautelari alternative. Si indaga in particolare su un altro grave danneggiamento avvenuto un anno fa nella scuola: diverse aule furono imbrattate con gli estintori, tanto che per ripulire il tutto le lezioni furono sospese. L'incendio di questa notte - partito attorno all'1 con l'aver dato alle fiamme alcuni fogli della bacheca all'entrata dell'istituto - è stato notato da una pattuglia dei carabinieri di passaggio.

Entrati dentro, i militari hanno sentito delle voci provenire dal piano di sopra e hanno trovato i ragazzi che si divertivano tra loro nei bagni, con ancora i cellulari addosso che provavano il raid vandalico, assieme a dischetti con programmi informatici che avevano trovato in giro. Due dei minori - frequentano entrambi la terza - sono ancora studenti dell'istituto: nei confronti dei ragazzi - tutti definiti di "buona famiglia" - la scuola nella denuncia ha annunciato l'intenzione di voler procedere per danni.

La decisione di incendiare le aule era stata pianificata con attenzione: dopo aver dato alle fiamme registri di classe e quaderni, e aver lasciato scritte contro gli insegnanti - i vandali erano infatti usciti chiudendo a chiave le porte. Solo il pronto intervento dei vigili del fuoco, chiamati dai carabinieri, ha consentito di limitare i danni. I genitori, raccontano i militari, hanno fatto fatica ad accettare il fatto e si sono dimostrati subito pronti a difendere i ragazzi, salvo poi non saper cosa dire sul fatto che alle 2 di notte sono stati trovati all'interno della scuola.




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Fonte: www.libero.it - 03/12/2007

"In cattedra come in trincea"

Intervista Pippo Vetri, prof di Lettere

"In cattedra come in trincea"


«Insegnare nei quartieri a rischio è sempre più stressante: alcuni colleghi subiscono le minacce degli alunni senza sapere cosa fare». Per Pippo Vetri, docente di Lettere con esperienza trentennale nella scuola media Silvio Boccone, nei pressi della stazione centrale, l'attentato subito l'altro ieri dalla professoressa Letizia Lo Re «è un segnale davvero brutto». Perché?
«Occorre andare oltre il gravissimo episodio occorso alla collega, lo non credo che in questo caso abbiano agito soltanto ragazzini di scuola media. Ed è preoccupante pensare che dietro gli alunni possano agire gli adulti, magari per futili motivi».
Com'è la vita dell'insegnante nei quartieri più caldi della città? «Faticosissimo: occorrerebbe inventare ogni giorno una didattica diversa. Ci vuole grande fantasia e creatività per andare incontro alle esigenze degli alunni».
Ma come sono questi ragazzini?
«Spesso difficili, perché costretti a vivere situazioni familiari complesse. Ma in genere gli alunni e le famiglie sono demotivati al massimo». Come mai? «Non vedono nella scuola un luogo di elevamento culturale. Spesso i genitori mandano i figli a scuola per ottenere il pezzo di carta e non farsi perseguire per evasione dell'obbligo».
Quasi un atto formale?
«Proprio così».
Di fronte a episodi estremi come occorre comportarsi?
«In certi quartieri, chi ha esperienza sa come parlare con genitori e ragazzi. I colleghi più giovani, invece, si trovano spesso a subire le violenze, non solo verbali, da parte degli stessi alunni senza reagire».
"In certi quartieri ci si trova a subire violenze senza reagire". E voi convocate i genitori... «Infatti. Ma in alcuni casi non si presentano. In altri casi il padre viene a scuola e molla un ceffone al figlio o ci dice che lui non ce la fa».
Ma una soluzione ci sarà pure...
«A mio parere le scuole dovrebbero essere più vivibili».
In che senso?
«Spesso ci troviamo di fronte ad alunni che non possono nemmeno comprare i libri. E la scuola non può aiutarli perché, con i tagli operati dal Comune sui fondi per il materiale, non possiamo fare neppure le fotocopie. Anziché affidarsi alla tradizionale lezione frontale, sarebbe meglio lavorare nei laboratori».
E perché non lo fate?
«Perché mancano le strutture. Nei quartieri a rischio si dovrebbero creare scuole speciali».

Salvo Intravaia


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Fonte: la Repubblica (Ed. Palermo) - 02/12/2007 (pag. 7 "Raid conto un altro insegnante")

Raid contro un altro insegnante

Sprangate al parabrezza, stereo a pezzi. Indagine della Digos: è stata una bomba carta a colpire davanti alla media di via Salemi

Raid contro un altro insegnante

Aveva spento il rogo all'auto della collega: danneggiata anche la sua


L'ordigno rudimentale piazzato sotto l'auto della professoressa sembrava l'ultimo atto della sfida. Ma i teppisti che da settimane hanno preso di mira i docenti della scuola media di via Generale Francesco Salemi non si sono fermati. Venerdì notte hanno voluto punire l'insegnante che aveva spento il rogo dopo l'esplosione, evitando così che la vettura andasse distrutta del tutto. La banda, ancora senza nome, si è spostata in via Bara all'Olivella per l'ennesima missione di terrore. L'auto del docente di Educazione musicale Paolo Avvento è stata presa a colpi di spranga: il parabrezza è andato distrutto, la serratura di una portiera divelta, la radio è stata ridotta in pezzi e abbandonata sui sedili.
C'è un'indagine unica, condotta dai poliziotti della Digos, sugli atti vandalici che mirano a intimidire i docenti della scuola media annessa all'istituto d'arte. Ieri mattina gli investigatori hanno ascoltato alcuni docenti. E intanto all'opera ci sono anche gli artificieri e i tecnici della poliziascientifica,allaricercadi tracce utili per risalire ai responsabili. Un primo esame dice che è una bomba carta l'ordigno piazzato sotto il cofano dell'auto della professoressa Letizia Lo Re. Proprio venerdì pomeriggio era in corso un consiglio di classe, per la deliberazione di provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni alunni.
Un boato ha interrotto la riunione. Il professore Avvento è subito corso in strada con un estintore, bloccando le fiamme. Probabilmente qualcuno stava osservando la scena a distanza. E non ha gradito il suo intervento.
Adesso le indagini della Digos dicono che c'è una matrice unica dietro l'escalation di attentati e intimidazioni alla scuola di via Generale Francesco Salemi, zona via Pitrè. Da due mesi, ogni volta che c'è aria di provvedimenti disciplinari per alcuni ragazzi, accade sempre qualcosa. Prima era solo l'Attak nei lucchetti della scuola, poi i vandali sono passati a tagliare i copertoni all'auto di un docente. Il passaggio ulteriore ha osato oltre: la banda ha chiuso contemporaneamente cinque cancelli d'accesso alla scuola con grosse catene. All'auto di un altro docente sono stati rotti i vetri.
Nei prossimi giorni i poliziotti della Digos sentiranno alcuni ragazzi. Il cerchio sembra stringersi attorno a un gruppo di studenti difficili, che alle spalle hanno situazioni familiari altrettanto complesse.
s. p.



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Fonte: la Repubblica (Ed. Palermo) - 02/12/2007 Pag. 7

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