Mamma picchia la maestra della figlia di 4 anni: colpevole di averla corretta in un compito

Mamma picchia la maestra della figlia di 4 anni: colpevole di averla corretta in un compito


Colpevole di aver corretto una bambina di quattro anni in un’esercitazione di ortografia, un’insegnante di scuola materna è stata aggredita dalla madre della piccola alunna in classe. È successo a Succivo, in provincia di Caserta. 

Ancora un'aggressione ad un'insegnante, questa volta in una scuola materna, l'Istituto comprensivo Edmondo De Amicis a Succivo, in provincia di Caserta. La docente, 35 anni, è stata aggredita dai genitori di una bambina di quattro anni perché "colpevole" di aver corretto in un esercizio di ortografia la piccola alunna. La prima parte della vicenda – secondo quanto riportato da il Mattino – si sarebbe svolta all'uscita della scuola, quando il padre della bambina l'ha trovata in lacrime. Alla sua domanda sul cosa fosse successo, questa avrebbe dato la colpa proprio al rimprovero della maestra che, raggiunta dal genitore, è stata insultata davanti ad alunni e genitori.

Tornato a casa l'uomo, non contento dello show poco edificante di poco prima, ha raccontato tutto alla moglie che è tornata alla scuola in cerca della maestra. Quando l'ha trovata non ha esitato ad aggredirla come una furia sbattendola più volte contro un muro dentro l'aula e facendole battere la testa. Solo l'intervento di terze persone ha messo fine all'aggressione e la donna è stata medicata sul posto dal personale del 118. In serata l'insegnante, con un forte mal di testa, si è recata al pronto soccorso dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Aversa per un controllo.

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Fonte: https://napoli.fanpage.it/ - 21 febbraio 2018
Link consultato il 21/02/2018: Link 

Cesena, in una scuola media un ragazzino dà un pugno in faccia alla prof

Cesena, in una scuola media un ragazzino dà un pugno in faccia alla prof


Lʼinsegnante era intervenuta per cercare di calmarlo dopo che da due ore disturbava le lezioni. Senza motivo lʼaggressione dellʼallievo, che era già stato segnalato dai genitori dei compagni

Un ragazzino di una scuola media ha sferrato un pugno in faccia alla professoressa senza motivo, ferendola al naso. E' accaduto in un istituto nella Valle del Savio, Appennino di Forlì-Cesena, dove l'insegnante era intervenuta per cercare di calmare l'alunno, che disturbava le lezioni in classe giocando a fare lo spadaccino con un cacciavite in mano. Già in passato il ragazzino aveva avuto comportamenti simili, ma senza mai arrivare a tanto.

La vicenda, che risale a una settimana fa, viene raccontata sul "Resto del Carlino". Il ragazzino stava creando problemi in classe con i suoi giochi da un paio d'ore quando è stata chiamata quell'insegnante, perché in passato era riuscita a gestire quell'allievo un po' troppo vivace. Ma questa volta il ragazzo l'ha aggredita con un pugno senza nessun motivo. Per la donna una prognosi di cinque giorni.

In passato i genitori dei compagni di quell'allievo avevano già segnalato alla scuola, sia formalmente sia informalmente, che quel ragazzino aveva strani atteggiamenti.






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Fonte: tgcom24.mediaset.it - 17 febbraio 2018
Link consultato il 17/02/2018: link

Rimprovera alunno che usa il cellulare: docente ferita

Sondrio, rimprovera alunno che usa il cellulare: docente ferita

di Martina Gaudino

Ancora un'aggressione ai danni di una docente. Questa volta protagonista è una insegnante della scuola media Ligari di Sondrio. La prof stava spiegando quando ha richiamato all'attenzione uno studente che stava giocando lo smartphone nel bel mezzo della lezione.
Il ragazzino non ci ha pensato due volte. Dopo essere stato sgridato, si legge sul Giornale di Sondrio, ha preso un aggetto e gliel'ha lanciato contro, ferendola. L'insegnante, sconvolta per l'accaduto, è stata portata al pronto soccorso dove ha ricevuto le cure degli operatori sanitari.
Il fatto accaduto ad inizio di questa settimana, sarebbe emerso soltanto oggi.




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Fonte: www.oggiscuola.com
Link consultato il 17/02/2018

Emergenza scuola violenta, non è (più) un Paese per insegnanti

Emergenza scuola violenta, non è (più) un Paese per insegnanti

Docenti aggrediti da genitori e alunni: molteplici gravi episodi. La delegittimazione del mestiere è lo specchio di un Paese fragile e confuso

di Caterina Mangia

C’era una volta la “corresponsabilità educativa”. Espressione complicata per indicare un’azione semplice: quando un bambino o ragazzo, tornato da scuola, riportava il rimprovero di un’insegnante, veniva doppiamente e coerentemente redarguito dai genitori.
Adesso si assiste a un processo di rovesciamento: invece di educare i propri figli, sempre più padri e madri arrivano ad ammonire, se non addirittura a picchiare e malmenare, gli stessi  formatori. Ciò avviene nei casi “migliori”: nei “peggiori”, gli alunni si fanno “giustizia da soli”. Insomma, l’Italia non è più un Paese per insegnanti, il cui mestiere viene progressivamente delegittimato, fino a diventare pericoloso.
Numerosi casi di cronaca mostrano che sempre più spesso, a essere “corretto” non è il comportamento del giovane, bisognoso di regole da apprendere, ma quello dell’istitutore scolastico: negli ultimi mesi sono stati molteplici i gravi episodi che hanno coinvolto la comunità educante. Ieri un’insegnante della provincia di Piacenza è stata aggredita nientemeno che da uno studente di prima media, finendo al pronto soccorso per ripetuti colpi a un braccio.
Pochi giorni fa, il padre di un alunno della scuola secondaria di I grado “Murialdo” di Foggia ha irrotto nell’istituto, e senza chiedere spiegazioni o chiarimenti, ha preso a pugni sul volto, sull’addome e sulla testa il vicepreside, Pasquale Diana, finito in ospedale con una prognosi di 30 giorni. Il motivo dell’aggressione? Secondo l’Istituto scolastico, il docente si era “permesso” di rimproverare il ragazzo perché spingeva le compagne di classe. Ancora più grave il caso della professoressa Franca Di Blasio, insegnante a Santa Maria a Vico, nel casertano, che è stata sfregiata al volto con un coltello da uno studente 17enne per avergli messo una nota sul registro.
Il 2018 è stato “inaugurato” dall’aggressione, in una scuola media di Avola, a un docente di educazione fisica da parte di una coppia di genitori di 47 e 33 anni: l’insegnante, a cui è stata rotta una costola, è stato picchiato perché “reo” di aver rimproverato il figlio dodicenne.
Lungi dall’essere rispettati come espressione di un’istituzione formativa e autorevole, i docenti sono sempre più contestati, vilipesi, umiliati, picchiati: gli episodi non si limitano alla cronaca locale, ma sono carichi di un importante significato etico.
Il genitore che picchia l’insegnante, l’alunno che aggredisce il docente sono lo specchio di un Paese fragile  e confuso, che non accetta più regole e figure autorevoli, in cui l’accondiscendenza sembra essere l’unico modo accettato di interagire con i giovani.
Un Paese sofferente e chiuso in se stesso, che – non a caso -, manifesta sfiducia nelle istituzioni e lontananza dalla politica, rovesciando le gerarchie sociali in modo dannoso per se stesso e, soprattutto, per le nuove generazioni.

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Fonte: lametasociale.it - 15 febbraio 2018
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Piacenza, studente manda la prof all'ospedale

Piacenza, studente manda la prof all'ospedale


Botte in prima media, sette giorni di prognosi all'insegnante. Il preside: "Il ragazzino aveva già creato problemi"
di MARCELLO RADIGHIERI

PIACENZA Un nuovo episodio di violenza contro gli insegnanti, in questo caso in una scuola del piacentino. Uno studente di prima media ha aggredito la docente colpendola ripetutamente ad un braccio. Percosse pesanti, che hanno costretto l’insegnante a recarsi al pronto soccorso, dove le è stata refertata una prognosi di 7 giorni per la guarigione dell'arto, che peraltro presentava già qualche problema. Il ragazzino è stato sospeso con obbligo di frequenza, e la scuola avrebbe già presentato una denuncia per infortunio sul lavoro e una segnalazione ai servizi sociali. All’origine del gesto, secondo quanto riportato dal quotidiano “Libertà”, vi sarebbe una «crisi comportamentale» e la voglia di «attirare l’attenzione».

L’episodio, riportato dal quotidiano “Libertà”, sarebbe avvenuto qualche giorno fa ed è solo l’ultimo di una lunga serie. "L'episodio, avvenuto il 30 gennaio scorso, è stata la punta dell'iceberg di una situazione già molto difficile. Il ragazzino, che frequenta la prima media, si era già reso protagonista di altre intemperanze, ad esempio aveva costruito un rudimentale aggeggio con il quale dava la scossa ai suoi compagni e aveva fatto esplodere dei petardi nel doposcuola pomeridiano". Lo ha spiegato la preside della scuola media della Valnure, nel Piacentino, dove una professoressa è finita al pronto soccorso per i colpi di un alunno.

"Abbiamo subito avviato una serie di azioni segnalando l'accaduto ai Servizi sociali del comune di residenza del ragazzo - spiega la dirigente scolastica - che mi risulta abbiano mandato un assistente sociale a casa. Poi siamo intervenuti con tutte le azioni di sostegno possibili sulla classe", ha aggiunto, "perché in questi casi c'è anche il rischio che un soggetto di questo tipo possa diventare un leader negativo per tutti i compagni".

Sabato scorso il padre di un alunno ha aggredito il vicepreside della scuola Murialdo di Foggia, colpevole di aver rimproverato il figlio perché all’uscita da scuola spingeva i compagni, e a inizio febbraio un 16enne di Acerra ha accoltellato la sua professoressa in classe. E anche nel piacentino non si tratterebbe di un caso isolato, visto che in un’altra scuola media della provincia un’insegnante è stata bersagliata dal lancio di cheving gum da parte di un gruppo di bulli.

«Chiediamo di perseguire duramente i responsabili: i genitori rispondano delle azioni dei figli – ha dichiarato Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli insegnanti di Piacenza e Parma - È grave il fatto che uno studente aggredisca il proprio insegnante che in quanto tale rappresenta anche l'autorità statale. Trattandosi di un soggetto minore dei 14 anni egli non è perseguibile penalmente ma certamente i genitori (o chi per essi) rispondono verso terzi dei danni prodotti dai loro figli». La Gilda inviterà formalmente l'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna e l'Avvocatura dello Stato di Bologna «ad agire nelle competenti sedi giudiziarie, solitamente lo fanno solo quando si tratta di andare contro gli insegnanti e mai quando c'è da agire per tutelarli».




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Tratto da: la repubblica.it - 14/02/2018
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Foggia, prof preso a pugni dal padre di un alunno che aveva rimproverato

Foggia, prof preso a pugni dal padre di un alunno che aveva rimproverato


E' accaduto in una scuola media del capoluogo dauno. Il docente colpito alla testa e all'addome, ha subito traumi: ha una prognosi di un mese. Il genitore del ragazzo è stato denunciato

FOGGIA - Ha riportato 30 giorni di prognosi il vicepreside della scuola secondaria di I grado 'Murialdò di Foggia colpito alla testa e all'addome da pugni dati dal genitore di un alunno che il giorno prima era stato rimproverato. L'uomo si sarebbe scagliato contro il professor Pasquale Diana, colpendolo, tra l'altro, con un pugno al volto. Il docente ha subito traumi all'addome e al volto. Il genitore è stato denunciato.

Tutto è accaduto sabato scorso quando il genitore dell'alunno si è recato a scuola in orario di ingresso delle classi, e, eludendo la vigilanza dei collaboratori scolastici, si sarebbe scagliato contro il vicepreside dell'istituto. "Non è stato richiesto alcun colloquio, né c'è stata possibilità di dialogo con il genitore, il quale, - viene spiegato in una nota della comunità dell'istituto scolastico - senza chiedere spiegazioni di sorta, come riportato nelle numerose testimonianze depositate in Questura, si è avventato sul professore".

"A nulla è valso - viene detto nella stessa nota - l'intervento dei collaboratori scolastici e dei docenti presenti, che, data la rapidità con cui si è mosso il genitore, non sono riusciti ad evitare l'aggressione". "Il professore - si sottolinea ancora - non ha reagito in alcun modo ai numerosi e violenti colpi che gli venivano inferti alla testa e all'addome, fino a quando i presenti non sono riusciti ad allontanare l'aggressore. Sul posto sono accorsi la Polizia e gli operatori del 118".

Il giorno precedente il vicepreside, nelle sue funzioni di vigilanza e sorveglianza degli alunni all'uscita di scuola, "aveva rimproverato l'alunno perché spingeva e rischiava di far cadere le compagne in fila davanti a lui. Per tutelare l'incolumità degli altri ragazzi, l'alunno - viene spiegato nella nota firmata dalla comunità dell'istituto scolastico - è stato preso per il braccio e allontanato dalla fila. Da qui la rabbia del genitore che, ascoltando soltanto la versione del proprio figlio, senza chiedere chiarimenti di alcun genere, si è scagliato contro il professore".

"Siamo tutti sotto shock e spaventati. Se ci affidano i loro figli è perché devono avere fiducia in noi", dice Ida Lasalandra, dirigente dell'istituto. A scuola c'è stata una riunione straordinaria del Consiglio di istituto. "La scuola è chiusa per le festività di carnevale ma tutti i docenti si sono in pratica autoconvocati - racconta la preside - per discutere di quanto avvenuto, ma tutti i docenti di Foggia si stanno confrontando sull'accaduto e intendono sensibilizzare l'opinione pubblica perché non accadano mai più fatti del genere".

"L'aggressione - racconta la preside - è stata molto cruenta. Il docente è stato colto alla sprovvista. Ha sentito voci concitate nel corridoio, ha aperto la porta dell'aula dove stava facendo lezione e ha visto nel corridoio un uomo che con prepotenza aveva eluso chi lo stava fermando ed era addetto al controllo degli ingressi. Quest'uomo ha raggiunto il vicepreside e lo ha colpito subito al viso, il docente è caduto per terra ed è stato colpito con calci allo stomaco". "Il docente non ha reagito anche perché c'era la porta dell'aula aperta e non voleva spaventare gli alunni". Il figlio dell'aggressore avrebbe raccontato al genitore che era stato picchiato dal professore.

"Il docente - racconta la preside - lo aveva invece richiamato e poi l'aveva preso per un braccio e lo aveva spostato perché rischiava di far cadere i compagni. Il padre del ragazzo anziché verificare la veridicità del racconto fatto dal figlio si è precipitato e ha aggredito il docente. Se ci fosse stato un dialogo si sarebbe risolto tutto". "I ragazzi - racconta ancora la preside - adorano quel professore e da quando è avvenuta l'aggressione gli stanno inviando messaggini incredibili, pieni di affetto".

"Quelli di Foggia sono fatti gravi. La violenza fisica o verbale non è mai tollerabile. E lo è ancor meno quando si verifica all'interno di una scuola", ha detto la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli. "In questi mesi abbiamo lavorato per rimettere al centro l'alleanza educativa fra scuola e famiglie e rilanciare la figura dell'insegnante", aggiunge
Fedeli. "Sono temi urgenti. Che non vanno sottovalutati. Questi episodi ne sono un'ulteriore conferma. Abbiamo cominciato un lavoro che va portato avanti con convinzione.  Attaccare la scuola, cercare di toglierle dignità o valore, significa fare un danno al Paese. Per questo - conclude la ministra dell'Istruzione - condanniamo quanto accaduto a Foggia e continueremo a lavorare per rimettere la scuola al centro del processo di crescita civile dell'Italia".





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Fonte: Repubblica.it (edizione Bari) - 12/02/2018
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Studente ferisce prof. I compagni: "questa non è una scuola violenta"

Studente ferisce prof. I compagni: "questa non è una scuola violenta"

17enne interrogato, 'ho trovato coltello per caso'

CASERTA, 2 FEB - Facce scure e preoccupate stamane all'ingresso dell'istituto tecnico superiore dove ieri uno studente di 17 anni ha sfregiato al volto, in classe, con un coltello una docente di italiano. Gli studenti sono ancora sotto choc, e temono il clamore mediatico suscitato dall'episodio: "Questa è una scuola sana - dice Antonio, 16 anni - e non vorremmo essere falsamente etichettati come un luogo di violenza". Al "Majorana-Bachelet" di Santa Maria a Vico, piccolo centro della provincia di Caserta, oggi "si fa lezione regolarmente, null'altro da dire, ovviamente sperando in una veloce e completa guarigione di Franca", dice un'altra insegnante di lettere. Intanto si difende il 17enne: sostiene di aver agito in preda a un raptus, frutto della stanchezza legata alla malattia di un congiunto, e che il gesto non fosse premeditato. "Ho trovato il coltello per terra, entrando ieri a scuola". Una spiegazione che agli inquirenti appare poco credibile.

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Fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it - 02 febbraio 2018
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Sferra un pugno al professore che lo aveva rimproverato

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