"In cattedra come in trincea"

Intervista Pippo Vetri, prof di Lettere

"In cattedra come in trincea"


«Insegnare nei quartieri a rischio è sempre più stressante: alcuni colleghi subiscono le minacce degli alunni senza sapere cosa fare». Per Pippo Vetri, docente di Lettere con esperienza trentennale nella scuola media Silvio Boccone, nei pressi della stazione centrale, l'attentato subito l'altro ieri dalla professoressa Letizia Lo Re «è un segnale davvero brutto». Perché?
«Occorre andare oltre il gravissimo episodio occorso alla collega, lo non credo che in questo caso abbiano agito soltanto ragazzini di scuola media. Ed è preoccupante pensare che dietro gli alunni possano agire gli adulti, magari per futili motivi».
Com'è la vita dell'insegnante nei quartieri più caldi della città? «Faticosissimo: occorrerebbe inventare ogni giorno una didattica diversa. Ci vuole grande fantasia e creatività per andare incontro alle esigenze degli alunni».
Ma come sono questi ragazzini?
«Spesso difficili, perché costretti a vivere situazioni familiari complesse. Ma in genere gli alunni e le famiglie sono demotivati al massimo». Come mai? «Non vedono nella scuola un luogo di elevamento culturale. Spesso i genitori mandano i figli a scuola per ottenere il pezzo di carta e non farsi perseguire per evasione dell'obbligo».
Quasi un atto formale?
«Proprio così».
Di fronte a episodi estremi come occorre comportarsi?
«In certi quartieri, chi ha esperienza sa come parlare con genitori e ragazzi. I colleghi più giovani, invece, si trovano spesso a subire le violenze, non solo verbali, da parte degli stessi alunni senza reagire».
"In certi quartieri ci si trova a subire violenze senza reagire". E voi convocate i genitori... «Infatti. Ma in alcuni casi non si presentano. In altri casi il padre viene a scuola e molla un ceffone al figlio o ci dice che lui non ce la fa».
Ma una soluzione ci sarà pure...
«A mio parere le scuole dovrebbero essere più vivibili».
In che senso?
«Spesso ci troviamo di fronte ad alunni che non possono nemmeno comprare i libri. E la scuola non può aiutarli perché, con i tagli operati dal Comune sui fondi per il materiale, non possiamo fare neppure le fotocopie. Anziché affidarsi alla tradizionale lezione frontale, sarebbe meglio lavorare nei laboratori».
E perché non lo fate?
«Perché mancano le strutture. Nei quartieri a rischio si dovrebbero creare scuole speciali».

Salvo Intravaia


http://lascuolaviolenta.blogspot.it
Fonte: la Repubblica (Ed. Palermo) - 02/12/2007 (pag. 7 "Raid conto un altro insegnante")

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